Grandine in Valtellina, mitragliata la Chiavennasca: “Danni fino all’80%”

Sempre in Lombardia, devastato il mais in pianura

Le uve Chiavennasca della Valtellina, nome locale del Nebbiolo, sono state mitragliate nelle scorse ore da una pesante grandinata che ha investito il prestigioso areale vitivinicolo della provincia di Sondrio, in Lombardia. Lo riferisce la Coldiretti regionale, che parla di danni a macchia di leopardo dal 30 al 60%, con punte fino all’80%.

A essere colpita, la fascia che va da Sondrio a Ponte in Valtellina, nelle zone dove nascono i vini Docg del territorio come il Valtellina Superiore Sassella, il Valtellina Superiore Inferno e il Valtellina Superiore Grumello.

Più in generale, il maltempo flagella di nuovo la regione del Nord Italia con trombe d’aria, nubifragi e grandine che si stanno abbattendo anche in queste ore su diverse zone, provocando allagamenti e criticità nelle campagne.

Le uve Chiavennasca della Valtellina, in fase di maturazione, non sono le uniche vittime. Danni ingenti anche al mais in pianura, ormai pronto per essere raccolto. Al momento i danni principali si registrano a Nord di Milano e nella Brianza monzese si segnalano campi sommersi dall’acqua che i terreni non riescono più a trattenere.

Vento forte dalle prime ore della mattinata nella zona Est del capoluogo Lombardo con mais spianato nell’area della Martesana. Colpito anche il Varesotto, con grandinate e alberi caduti: i chicchi di ghiaccio si sono abbattuti su coltivazioni orticole e cerealicole, con campi di mais e soia devastati nella zona di Gerenzano.

A Como e Lecco è stata la pioggia forte ad allagare fondi e strade, anche se non sono mancate grandinate verso la Bassa Comasca, in particolare tra Turate e Lurago Marinone dove la sassaiola di ghiaccio ha devastato il mais.

Per problemi legati alla viabilità, i produttori di Campagna Amica provenienti dal Lecchese hanno avuto difficoltà a raggiungere i luoghi dei mercati contadini a Erba (Como) e Limbiate (Monza Brianza).

Nel Bresciano piogge intense stanno interessando un po’ tutta la provincia, con problemi di allagamenti e fognature tracimate in diversi punti. Nell’area di Chiari, in poco meno di un’ora, sono caduti fino a 40 millimetri di pioggia così come vero la zona del lago di Garda tra Montichiari e Castenedolo.

Nell’area di Verolanuova, così come a Manerbio, la furia del vento ha steso il mais. Situazione analoga in provincia di Cremona, in particolare tra Crema, Cremasco e Soresinese, con i chicchi di ghiaccio che hanno colpito localmente a macchia di leopardo: anche qui i danni più evidenti si registrano per ora sui campi di mais, che hanno avuto la peggio anche nella bassa bergamasca.

E sempre in provincia di Bergamo la grandine ha colpito nell’area di San Giovanni Bianco e ad alta quota sull’alpeggio Cancervo, situato a circa 1600 metri di altitudine, a cavallo tra Taleggio e San Giovanni Bianco. Vento e acqua anche nel Mantovano dove però i disagi per ora sono contenuti.

Situazione sotto controllo nel Pavese, dove il vento che si è sollevato in queste ore non pare al momento aver lasciato strascichi nei campi e nei vigneti dell’Oltrepò. I tecnici Coldiretti stanno comunque seguendo l’evolversi degli eventi.

Dall’inizio dell’anno ad oggi, spiega la Coldiretti nazionale in base a un’elaborazione su dati dell’European Severe Weather Database (ESWD), lungo tutta la Penisola si sono verificati 71 nubifragi con precipitazioni violente e bombe d’acqua, con un aumento del 31% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, a conferma dei cambiamenti climatici in atto che si manifestano con il moltiplicarsi degli eventi estremi.

“Siamo di fronte – sottolinea la Coldiretti – alle evidenti conseguenze dei cambiamenti climatici anche in Italia dove l’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo”.

Episodi che compromettono anche le coltivazioni nei campi, “con costi per oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne”.

Un fenomeno aggravato dal consumo di suolo, con l’abbandono delle campagne e la cementificazione. “Negli ultimi 25 anni – denuncia Coldiretti – il fenomeno ha fatto sparire il 28% delle campagne italiane”.

L’erosione di territorio agricolo a beneficio di asfalto, edifici e capannoni causa il fenomeno della impermeabilizzazione del terreno che non riesce ad assorbire l’acqua aumentando il rischio di alluvioni anche nei centri urbani.

“Il risultato – conclude la Coldiretti – è che nel nostro Paese sono saliti a 7275 i comuni complessivamente a rischio frane e alluvioni, il 91,3% del totale in Italia, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Ispra”.

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